Generazione senza lavoro?!
«Corriamo il rischio di avere un’intera generazione che non avrà mai trovato un lavoro», così il Papa ai giornalisti durante il viaggio che lo ha condotto a Rio per la JMJ 2013. Francesco, che intende bussare alla porta del cuore dei giovani, sa bene che cuore e dignità sono un binomio inscindibile: il lavoro e con esso la possibilità di provvedere ai bisogni materiali propri e della propria famiglia sono la prima fonte della dignità di una persona. Quanto sottinteso nelle parole di Papa Francesco è assolutamente vero perchè oggi assistiamo, a causa della crisi che attanaglia il nostro sistema sociale, ad una lesione continua della dignità dei nostri giovani: quelli che un lavoro fortunatamente ce l’hanno (anche se spesso precario!) hanno sempre maggiori difficoltà a rendersi economicamente autonomi mentre quelli che si affacciano al mondo del lavoro, ricchi di sogni, speranze e spesso titoli qualificanti, si scontrano con un sistema bloccato in cui il capitale umano e sociale di esperienze e relazioni fa fatica a trovare una direzione possibile .
La nostra generazione, la mia, gode, paradossalmente, di una sorta di rendita che ci lasciano i nostri padri. La generazione precedente, oltre ad avere un lavoro, ha avuto la possibilità, seppur con sacrifici, di poter conservare il necessario per provvedere a quei figli precari, che oggi stentano a trovare un lavoro o che comunque, come diremmo a Napoli, si arrangiano. Una generazione, quella dei nostri padri (ora nonni e nonne) che conosce il significato di “andare in pensione” e ne conosce i benefici. La mia generazione ancora si chiede, ancora chiede alla politica se mai ci andrà in pensione?! Soprattutto si chiede cosa lascerà ai propri figli? Mi verrebbe da chiedere a quella generazione (di politici, di imprenditori, di professionisti, di operai, di artigiani …) se non fosse stato il caso di mettere meno soldi da parte e più opportunità ed idee in campo per garantire lavoro alle future generazioni. Vivere di rendita è mortificante e poco dignitoso: una dignità lesa è un cuore ferito, un cuore non più in grado di amare serenamente, costruire e vivere relazioni positive, in altri termini un uomo e una donna non più in grado di progettare il proprio futuro.
E’ ora che ciascuno cominci a parafrasare per la propria esistenza quanto De Gasperi affermava: “la differenza fra un politico ed uno statista sta nel fatto che un politico pensa alle prossime elezioni mentre lo statista pensa alle prossime generazioni”. Per fortuna tutti possiamo essere politici, aver cura, cioè, dell’altro, delle future generazioni: lo dobbiamo ai nostri figli, nei confronti dei quali siamo in debito di quelle piccole fortune di cui noi stiamo godendo e di cui, forse, loro non potranno mai godere.