Mare Fidei
Si è conclusa la 28° Giornata Mondiale della Gioventù. A Copacabana circa tre milioni di giovani hanno partecipato alla veglia di sabato e, poi, alla messa di invio della domenica successiva. Un vero e proprio mare di giovani che il papa ha esortato ad uscire dalle parrocchie, per andare incontro agli ultimi, ai poveri, alla gente che ancora attende l’annuncio del Vangelo.
Il lungomare, luogo del carnevale, simbolo degli eccessi e spesso della trasgressione, per alcuni giorni si è trasformato nel cuore pulsante e allegro della fede. Il papa sudamericano con il suo parlare semplice ed accorato, il suo fare diretto, fatto di tanti abbracci e mani strette, ha raccolto attorno a sè le speranze di una chiesa sempre più marcatamente missionaria.
Essere semplici per non fallire: questa la ricetta di Francesco, che ai giovani, spesso vittime della cultura dello scarto, ripete l’invito del Crocifisso a S. Francesco “va e ripara la mia casa”. Alquanto impegnativo, dunque, il compito affidato a dei giovani che per la maggior parte conoscono, esclusivamente, la dimensione della precarietà e dell’incertezza da cui, come lo stesso pontefice ha più volte denunciato, neanche una parte della chiesa è più esente.
Come possono i giovani al rientro da Rio proseguire la strada tracciata in questi giorni? Come può la Chiesa continuare il suo dialogo e la sua azione pastorale con e per i giovani? Come possono non lasciarsi travolgere dalla globalizzazione, dallo smarrimento, dalla “disintegrazione personale”, dalla “perdita del senso di appartenenza”, dalla violenza, dalla solitudine, dall’ abbandono e dall’ incapacità di amare, che una cultura marcatamente economica favorisce? La risposta risiede ancora una volta nell’umiltà che deve contraddistinguere gli uomini di Dio e nel volto misericordioso della Chiesa pronta, sempre, ad ascoltare e stare al fianco. I giovani hanno bisogno di vedere nei sacerdoti, nei vescovi, dei compagni di viaggio e non dei principi. Come pure i giovani devono essere pronti a spendersi full time per Dio e per Gesù Cristo, non esistono cristiani a tempo!
L’assillo del papa ed il vero mandato ai giovani, alle classi dirigenti, alla chiesa in genere, in definitiva, è quello di costruire una società più giusta, che abbia a cuore la dignità dell’essere umano e del creato, una società che sostituisca allo cultura dello scarto quella dell’incontro. Speriamo che i giovani al loro rientro non vivano lo spaesamento di chi ha sognato troppo. Fa bene sognare ma è necessario confrontarsi con le proprie realtà, perchè anch’esse abbiano la possibilità di sognare e sperare, contando su ciascuno di noi. Questa generazione, mi sento di dire, è quantomai coraggiosa, lo è perchè sceglie di fare proprio un programma impegnativo, facendo i conti con la scarsità di mezzi e risorse, alla quale grazie a Dio, non corrisponde la forza di volontà ed il grande deposito spirituale che ha mostrato in questi giorni.
A chi asserisce che a tutti sarebbe piaciuto fare un bel viaggio in Brasile rispondo che quel viaggio è stato il frutto di sacrifici di tante famiglie e anche delle comunità locali per consentire che i giovani vi potessero partecipare e che nessuna opera mediatica o di marketing è stata realizzata se non nel dare risalto ad un evento che ha coinvolto milioni di giovani e che potrebbe segnare il nuovo passo della Chiesa. Semplicemente i giovani hanno bisogno di modelli e punti di riferimento che oggi trovano in papa Francesco, con l’avvertenza, però, di essere ben consapevoli che il papa rappresenta quella chiesa, spesso, fin troppo poco frequentata, proprio, da parte del mondo giovanile. I giovani amino il papa e la chiesa!