Questione di genere o di sesso?

genere sessualità

di Valentina Malagoli

Leggo su un blog l’incredibile vicenda di un bambino di 6 anni che da oltre un anno si sente una bambina: gioca, si veste e si comporta come una bambina, con il pieno appoggio dei suoi genitori, che, anzi per avallare ancor più quella che definiscono l’identità di genere, seppure non biologica, della loro creatura si sono anche rivolti ad un tribunale. Nella causa contro la scuola del bambino/bambina, che gli impediva l’utilizzo del bagno delle femminucce, la famiglia di questa creatura l’ha spuntata e la scuola è stata condannata per atti discriminatori.

Anche io sono madre di una bambina (o di quella che fino ad ora, dopo due anni, sembra essere una bambina, dopo chissa’) e sono donna da 12116 giorni, un pò più di 33 anni, eppure oggi mi sono sentita obbligata a chiedermi: che vuol dire essere donna?

Senza nulla togliere alle lunghissime e fondatissime battaglie di milioni di femministe in tutto il mondo, a partire dalla seconda metà del ‘800 (a tal proposito, affinchè quest’intervento non sembri discriminatorio nei confronti delle migliaia di donne che per questa causa hanno anche perso la vita, consigliamo la lettura di un testo Anarchiche. Donne ribelli del Novecento di Lorenzo Pezzica – Shake edizioni, 2013) mi domando è possibile a 5 anni sapere già se si è donna o uomo ? Ed è giusto che una madre assecondi i modi di una creatura che a questa età non può assolutamente avere chiaro cosa significa essere donna o essere uomo? Magari a 5 anni possono piacerti di più le bambole e le gonne, la danza e giocare a “mamma e figlia” ma questo significa che sei femmina?

Nella parte di mondo occidentalizzato i problemi sono questi: nell’altra parte del mondo se un maschietto per giocare avesse solo una bambola nessuno penserebbe “ma quel bambino è una femmina!”: gioirebbe semplicemente della felicità di un bambino che tra mille, reali, sofferenze quotidiane ritrova un attimo di infanzia, senza per questo dover rivedere la sua “identità di genere”.

Se ne fa un gran parlare di questa identità di genere: superata, più o meno, l’antipatia per i gay e le lesbiche –  perfino papa Francesco oggi dice “chi sono io per giudicare un gay” – garantiti, sempre in questa parte di mondo, i diritti essenziali anche alle donne (ma quanto ci sarebbe da discutere sui diritti essenziali!) sul lettino dello psicoanalista arriva ora il “genere”.

La natura ci crea in un modo, maschi o femmine, ma noi non contenti di poterci solo innamorare e vivere l’amore con il nostro stesso sesso, scegliamo che a 5 anni si possa decidere di andare contro la nostra natura biologica, contro le regole del nostro corpo per adeguarci ad un altro modello che forse è semplicemente più debole nella nostra prima realtà sociale, la famiglia, rispetto all’altro.

Io sono donna perchè sono madre, ma ad oggi, se dovessi sinceramente dire cos’altro mi differenzia da un uomo avrei serissime difficoltà. Lavoro fuori casa almeno 10 ore al giorno per cinque giorni a settimana, lavoro in casa per almeno i tre quarti del tempo libero che mi resta, se non riesco a fare uno sforzo fisico, perchè il mio corpo di donna non me lo consente, mi ingegno fino a quando non trovo un escamotage che mi aiuti. Faccio decisamente tutte le cose che fanno gli uomini che mi sono più vicini, forse a volte con una sensibilità diversa ma neanche sempre! Certo da bambina non desideravo diventare un minatore o un camionista ma di certo qualche bambina lo ha desiderato e lo è diventata senza per questo essere meno donna.

Per cosa sono una donna e non un uomo? Perchè qualche volte indosso le gonne? Ci sarebbe bisogno di molti chiarimenti rispetto all’identità di genere un pò meno nebulosi delle tante chiacchiere battagliere che fino ad oggi sono riuscita a leggere.